Non è facile parlare oggi di ciò che è stata la Repubblica Democratica Tedesca, neppure a 34 anni dall’implosione del regime che l’aveva creata. Certamente gli appassionati del Socialismo Reale hanno vissuto la scomparsa della Rdt come l’inabissarsi della mitica Atlantide. Viceversa, per chi vedeva nel Muro di Berlino un simbolo della barbarie totalitaria, la sua caduta ha rappresentato una vittoria della democrazia.
Le reali condizioni di quanti vivono nel territorio della Germania Orientale sono uno dei tanti problemi della Germania Federale, e le negative congiunture economiche lo hanno infine relegato all’ultimo posto dell’agenda politica tedesca. Così la Rdt è stata presto dimenticata, con tutti i suoi abitanti “piagnoni”, la buia gestione che era stata fatta della cosa pubblica, in primis della libertà e della privacy dei propri cittadini e la sua splendida letteratura firmata da Christa Wolf e da Wolfgang Hilbig, da Christoph Hein e da Stefan Hermlin.
Eppure quel paese che non esiste più seguita a vivere nei recessi più profondi della mente di milioni di persone. Per quelli che ne sono usciti con la vita professionale e privata distrutta, la Rdt è diventata ragione di incubi indescrivibili, per altri, invece, che non sono riusciti ad adattarsi alle dure leggi del capitalismo, si è trasformata in una forma così peculiare di nostalgia da essere stata denominata “ostalgia”.
Elisabetta d’Erme
Scrittrice, giornalista e studiosa indipendente. Per anni è stata corrispondente culturale dalla Germania per Il Manifesto ed altri quotidiani. Il suo ambito di ricerca spazia dalla letteratura di lingua tedesca alla cultura vittoriana e James Joyce. Dal 2013 è presidente dell’Associazione Triestina Amici della Lirica “G. Viozzi”.
Ingresso libero.